IL FARTLEK
a cura di Fulvio Massini

I primi ad usare questo importantissimo mezzo di allenamento furono gli atleti scandinavi ed in particolare gli svedese ed i finlandesi. La parola "fartlek" esprime il concetto di "gioco di velocità": infatti era proprio cambiando velocità all'interno della stessa seduta di allenamento che è possibile variare il tipo fatica e di conseguenza allenare l'organismo ad utilizzare diverse quantità di grassi e carboidrati. Il fartlek in origine prevedeva la gestione della fatica in relazione alle asperità del terreno. Veniva eseguito su tracciati naturali quindi la fatica aumentava in salita per poi diminuire in discesa e variare ancora nei tratti in pianura. Con il passare degli anni il fartlek ha subito una notevole evoluzione e da diverso tempo viene considerato una varia alternativa all'allenamento di prove ripetute. Nel 1976 quando iniziai a scrivere i primi consigli sull'allenamento degli amatori individuavo proprio nel mezzo di allenamento trattato in questo articolo come di un sistema molto adatto anche a chi vive la corsa con spirito non spiccatamente agonistico. Per moltissimi podisti è più piacevole e meno noioso correre a diverse velocità su percorso naturale che non in pista. Non solo, il fartlek serve anche per creare quelli adattamenti propriocettivi, muscolari, tendinei, oltre che organici necessari per correre su tracciati che prevedono salite e discesa oppure terreni di diversa tipologia come asfalto, sampietrini, sterrato.

Il fartlek dei giorni nostri. Spesso sul piano terminologico sembra poco chiara da differenza fra le cosiddette variazioni di ritmo ed il fartlek. Infatti sono, oggi, sono da intese come lo stesso tipo di allenamento.

Questa volta vi darò indicazioni sul mio modo di intendere il fartlek, nella prossima n.l. invece tratterò delle variazioni di ritmo.

Il fartlek è un allenamento da eseguire in libertà. L'atleta in relazione alle caratteristiche del percorso decide quando aumentare il livello di fatica e non necessariamente la velocità (pensate alla salita), quando diminuire il livello di fatica. Un allenamento fatto su un percorso con saliscendi rappresenta un tipo di fartlek. Qualche anno fa ho scritto un articolo intitolato "basta con le ripetute" in cui indicavo i saliscendi come un ottimo mezzo allenante soprattutto per quei podisti che non vogliono stare a controllare sempre il cronometro ed a stressarsi con prove da correre a diverse velocità, ma vogliono essere più liberi di gestire la loro fatica. Un altro modo per correre il fartlek dove non ci sono salite e discese è quello di gestire la variazione di ritmo in base alle proprie sensazioni senza controllare di continuo il cronometro. Facciamo un esempio: dopo 20' di corsa lenta giusto per riscaldarsi il podista decide di correre per circa 200m a ritmo di CRLI (corsa respirazione leggermente impegnata) e poi continuare a correre per 500m circa a ritmo di CRF (corsa respirazione facile) per variare ancora e correre per 500m a ritmo di CRI (corsa respirazione impegnata) e via di seguito. Può essere però prevista l'esecuzione di variazioni del livello di fatica che oscillino fra il livelli di CRF ed il livelli di CRLI, oppure fra CRF e CRI. La lunghezza delle variazioni del livello di fatica può variare da 100m a 3-4 km. E' consigliato l'uso dell'orologio non del cronometro proprio per garantire la massima libertà dei cambi di ritmo. La durata del fartlek in genere varia dai 60 ai 90' al massimo

A chi è adatto. Il fartlek come lo sto proponendo in questo articolo è adatto a tutti: a podisti stanche di fare le solite ripetute, a che non ha mai fatto nemmeno una variazione di ritmo, ai principianti come primo approccio verso la gestione dei diversi tipi di fatica necessari per correre.

Articolo di FULVIO MASSINI  SITO WEB